Notule

 

 

(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)

 

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XIX – 22 gennaio 2022.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]

 

Scoperto un link tra genetica della schizofrenia e sviluppo delle cellule cerebrali. In generale, sappiamo che la compromissione genetica di specifici processi cellulari cruciali per lo sviluppo cerebrale è associata a una vasta gamma di disturbi mentali, inclusa la psicosi schizofrenica. Un nuovo studio condotto preso l’Università di Cardiff ha scoperto una nuova connessione tra alterazioni dello sviluppo embrionario di cellule cerebrali e probabilità di schizofrenia ed altri gravi disturbi di tipo psicotico. Bret Sanders e colleghi hanno identificato programmi trascrizionali espressi durante la fase iniziale della neurogenesi in vitro e nella corteccia fetale umana, che sono regolati in basso nelle linee DLG2-/-. Questa downregulation aveva un impatto sulla differenziazione e sulla maturazione neuronica, invalidando migrazione, morfologia e genesi del potenziale d’azione. I ricercatori hanno dimostrato che l’alterazione genetica di questi programmi trascrizionali può costituire un legame fra alleli di rischio e sintomatologia psicotica. [Cfr. Nature Communications 13, 27, 2022 – AOP doi: 10.1038/s41467-021-27601-0, 2022].

 

Il principio dell’energia libera consente di spiegare il regime biologico di tutte le reti cerebrali. Il principio dell’energia libera può spiegare come le reti di neuroni cerebrali minimizzano il costo energetico e ottimizzano la propria efficienza. Uno studio condotto dal RIKEN Center for Brain Science (CBS) in Giappone ha dimostrato per la prima volta come il principio dell’energia libera sia alla base della minimizzazione del costo energetico in qualsiasi rete neuronica. I ricercatori hanno realizzato una rete neurale che minimizza il consumo di energia e, a riprova e conferma di quanto era stato studiato nella realtà biologica, hanno dimostrato che è in grado trovare la soluzione al test del labirinto. Il principio, secondo questo studio, offre una caratterizzazione universale delle reti neurali in termini bayesiani, consentendo di aggiornare e studiare in modo nuovo i meccanismi sottostanti la pianificazione e il controllo del comportamento adattativo. [Takuya Isomura et al., Communications Biology 5, 55, 2022].

 

Nei parenti dei borderline trovati elementi e tratti prossimi ai sintomi del disturbo. Il disturbo borderline di personalità (BPD, da borderline personality disorder), così definito perché clinicamente prossimo al confine con la psicosi e nella pratica clinica sospettato in caso di impulsività e deficit di regolazione emozionale, rimane una categoria nosografica controversa; tuttavia, se pure la sua definizione psicopatologica e sindromica è discussa e imprecisa, all’attenzione degli psichiatri giungono sempre numerosi pazienti con caratteristiche comportamentali e profilo psichico riconducibile alla sua descrizione riportata in trattati e manuali. All’Università di Toronto Antony C. Ruocco e colleghi hanno accuratamente analizzato nelle famiglie di pazienti diagnosticati di BPD vai fattori, oltre i sintomi e i tratti di personalità, per verificare la presenza di indizi di una familiarità, ed hanno trovato evidenze e conferme che suggeriscono studi genetici mirati per cercare di identificare gli “alleli di rischio”. [Fonte: Alexa Battler University of Toronto. BM&L-Italia news, gennaio, 2021].

 

SARS-CoV-2 18 gennaio: 228.179 nuovi casi (record) e 434 morti per errori deliberati. E quindi non scusabili. Soprattutto perché dal mondo scientifico sono continuati gli avvisi e le comunicazioni perché si facesse qualcosa oltre la generica propaganda della vaccinazione. Da quando non avevamo ancora i vaccini ribadiamo la necessità di mantenere tutte le misure necessarie a contenere la diffusione, ma i nostri governanti hanno deciso che basta la vaccinazione, senza però renderla obbligatoria. Quando in Sud Africa è stata isolata la variante omicron e poi è stato rilevato che si trasmetteva anche tra i vaccinati, cosa si è fatto? Si chiudono le frontiere in questi casi da protocollo OMS – come noi avevamo chiesto – invece si è lasciato che coloro che portavano omicron nelle cellule degli epiteli respiratori lo diffondessero nel nostro paese senza limiti: bastava aver fatto due dosi di vaccino l’anno precedente (avendo perso spesso l’immunità anche per il SARS-CoV-2 circolante all’inizio) per viaggiare e girare in lungo e in largo senza mascherina.

L’Italia è tra i pochi paesi del mondo che, dopo quello del marzo 2020, non ha più effettuato lockdown: ora, mediaticamente, si guarda alla Gran Bretagna (che di lockdown ne ha fatti tanti nel frattempo) solo perché lì si è deciso ora di riaprire tutto, ma non si è seguito il loro esempio quando hanno chiuso le frontiere a un lungo elenco di paesi. A proposito, quanti sanno che l’Austria ha chiuso per tre volte le frontiere con l’Italia? O che ha fatto di recente quattro settimane di lockdown ma che i cittadini chiedevano di continuare? Vogliamo parlare delle misure di sicurezza nella scuola o nel trasporto pubblico? O che si continua a sentire dai media l’assimilazione al virus dell’influenza che non colpisce i vaccinati, mentre si va avanti con 300-400 morti al giorno anche tra i vaccinati e non anziani debilitati da gravi patologie? Perché, se dal centro di controllo sulle epidemie più autorevole al mondo, ossia quello dell’NIH di Bethesda, è venuta da oltre un anno l’indicazione di continuare ad usare tutte le misure di prevenzione fino all’estinzione dei positivi ci si comporta come se gli immunologi avessero detto che basta solo la vaccinazione?

Era necessaria una campagna ministeriale di informazione mediatica che dicesse ai cittadini quanto segue: circolano delle varianti del virus dalle quali il vaccino non protegge efficacemente; le varianti si sviluppano rapidamente e possono in pochi mesi cedere il passo ad altre nuove, così non si fa in tempo a produrre vaccini efficaci contro le varianti; non è come per l’influenza che i vaccini realizzati con antigeni già circolati immunizzano contro la variante dell’anno in corso; per queste ragioni bisogna evitare i contatti con i positivi e coloro che possono esserlo, e, se costretti alla vicinanza, proteggersi sempre con mascherine a filtraggio virale KN95 (verificate e non contraffatte) e bandire ogni tipo di contatto fisico con sconosciuti.

La vicenda del tennista Novak Djokovic, che senza essere vaccinato voleva partecipare agli Australian Open di tennis, ci ha indotto a fare una ricognizione circa lo stato dei contagi in Oceania. Siamo venuti a conoscenza di estesi territori australiani a contagio zero. Ossia regioni in cui non c’è SARS-CoV-2. Quel rigore che è sembrato eccessivo a tanti appassionati di tennis del tutto irragionevoli, che volevano veder giocare il numero uno al mondo anche se “no-wax”, ha finora protetto efficacemente la vita di tanti cittadini.

Hanno pensato i nostri governanti a quante persone sono morte in Italia e quante, anche in questo momento, stanno perdendo la vita per una gestione dell’emergenza pandemica scellerata e ingiustificabile? Dal 2020 si continua a usare la “scuola aperta” come propaganda politica, perché si sa che c’è una parte considerevole di genitori “elettori” che vuole la scuola dell’obbligo aperta per portarvi i bambini mentre si è al lavoro, ma nessuno chiede un tracciamento dell’origine del contagio nei pazienti deceduti, per sapere quanti genitori, zii e nonni sono morti o sono rimasti con patologia cardio-polmonare post-COVID, che abbrevia di molto la vita, perché figli o nipoti si sono contagiati a scuola.

Si spera che, almeno coloro che leggono questa notula, si adoperino con perseveranza nella propria realtà sociale per la promozione, il mantenimento e il rispetto di tutte le misure che possono evitare la trasmissione del contagio, tenendo conto anche delle gravi difficoltà dell’assistenza sanitaria, in alcune regioni italiane ormai al collasso. [BM&L-Italia news, gennaio, 2022].

 

Calcio e variante omicron di SARS-CoV-2: il caso della serie A e le ragioni delle ASL. Interveniamo su questo argomento sia perché autorevoli organi di informazione sportiva hanno parlato di “follia delle ASL”, sia perché importanti emittenti generaliste hanno commentato i fatti presupponendo una sorta di conflitto ideologico-politico fra due partiti: la Lega di Serie A e i medici del servizio sanitario nazionale, come se vi fosse lo scontro pregiudiziale fra chi voglia far giocare le partite e chi non voglia farle giocare solo per affermare un proprio potere. Infine, perché le negligenze delle società di calcio hanno contribuito – sia pure in maniera non rilevante quanto la riapertura delle scuole – all’incremento dei contagi che, con la capacità di attecchimento della variante omicron, hanno raggiunto le cifre impressionanti di questi giorni. Cifre, peraltro, da noi previste come negli altri casi e, come è sempre accaduto in precedenza, il nostro avviso è stato del tutto ignorato.

L’attenzione del mondo del calcio su quanto stava accadendo è stata richiamata nei giorni scorsi dal noto commentatore televisivo e radiofonico di calcio Bruno Longhi che, telefonando mentre era a letto con la febbre per COVID-19 da SARS-CoV-2-variante omicron, specificava di aver ricevuto anche la terza dose del vaccino da un tempo sufficiente alla nuova formazione di IgG anti-SARS-CoV-2.

Il criterio alla base del protocollo adottato fin dallo scorso anno dalle società calcistiche e approvato dalle autorità sanitarie, si basava sul concepire la squadra con tutto lo staff tecnico come una “bolla”, cioè come un insieme protetto perché non in contatto con l’esterno e controllato da tamponi frequentissimi. A rigore, questa condizione sussiste realmente solo con la squadra in ritiro. Se invece, dopo gli allenamenti, i giocatori tornano a casa dalle loro famiglie, teoricamente tutti i conviventi e i contatti dei calciatori dovrebbero essere monitorati con lo stesso regime e, in caso di positività, tutte le persone del gruppo che hanno incontrato il positivo dovrebbero essere poste in isolamento, per il numero di giorni di “incubazione presunta”, seguito da controllo con tampone.

Con la pausa per le vacanze natalizie molti giocatori sono tornati al proprio paese di origine, dove hanno avuto contatti non protetti con numerose persone (è documentata via “social” la loro partecipazione a premiazioni, eventi pubblici, ricevimenti, feste, serate in affollate discoteche, ecc.) e, in molti casi, sono poi rientrati nel gruppo-squadra senza aver effettuato un isolamento e un controllo preventivo, così hanno potuto contagiare i compagni e il personale, e venire a conoscenza della positività solo al primo controllo mediante tampone effettuato con la propria società calcistica.

Rispetto ai controlli di viaggio, formalmente la maggior parte di loro era “in regola” perché aveva – a suo tempo – ricevuto due dosi di vaccino, ma in realtà si era contagiata con la variante omicron, per la quale i vaccini attuali non costituiscono una protezione dal contagio.

Dunque, prima di essere ammessi a frequentare il gruppo squadra, tutti i calciatori e tutti gli altri membri dello staff andati in vacanza, avrebbero dovuto osservare un breve isolamento e presentare due negatività consecutive opportunamente distanziate.

Alla totale mancanza di applicazione del “criterio bolla” si è aggiunta la paradossale applicazione della legge sulla privacy, senza tener conto della sua sospensione per un elementare principio di diritto (ubi maior minor cessat), applicato in questi ultimi anni secondo protocolli stilati con la WHO dagli stati nazionali colpiti da epidemie di agenti patogeni pericolosi quoad vitam. Così si sapeva di un certo numero di positivi in una squadra senza rivelarne l’identità e, mentre i giornalisti si sforzavano di indovinare quali fossero spiando gli allenamenti, è accaduto che dei positivi ormai accertati si siano allenati regolarmente, contagiando i compagni.

Così veniamo al caso dell’Udinese con 12 contagiati non comunicati e, naturalmente, non posti in isolamento controllato. Il Verona con 11 positivi (in questo caso dichiarati) e il Bologna con otto positivi[1]. Nello stesso giorno l’Inter, il Venezia, l’Empoli, la Lazio, La Sampdoria e lo Spezia risultavano del tutto indenni e, a detta delle stesse società, ben protette dal rischio (uso generalizzato di mascherine KN95 al chiuso). Buon senso preventivo avrebbe voluto che queste tre squadre (e magari anche le altre con 4-6 positivi) non incrociassero in campo le squadre virtuose per non diffondere anche a loro il contagio. Ma questo era improponibile in una realtà in cui si è parlato di “follia delle ASL”, solo perché hanno osato applicare il criterio epidemiologico elementare che si sta applicando a tutta la popolazione generale dall’inizio della pandemia, ossia l’isolamento dei positivi e la verifica dei loro “contatti”, visto che le squadre non costituivano una “bolla” protetta.

Il criterio che è emerso da dichiarazioni di responsabili delle federazioni sportive è questo: stabilire come percentuale minima per disporre il rinvio un numero sufficientemente alto per essere sicuri di giocare sempre. Il criterio di buon senso preventivo è questo: evitare che la partita diventi un’occasione di diffusione del contagio.

Il nuovo protocollo, che ha già avuto il via libera dalla Conferenza Stato-Regioni, è sostanzialmente basato sul compromesso tra criterio delle federazioni e buon senso preventivo: se non si supera il 35% del “gruppo atleti positivi” si può giocare. Il che vuol dire che con 8 positivi su una rosa di 25 si gioca, e questi 8 possono andare anche tutti in campo contemporaneamente. Allora noi chiediamo a questi signori, che differenza c’è nella potenzialità di trasmissione tra 8 e 11? Si è forse scoperto che il virus se supera gli 8 contagi nello stesso gruppo sociale ottiene un “bonus replicazione” che lo rende micidiale? E poi, per quale motivo non contano tra i positivi gli allenatori, i preparatori tecnici, gli allenatori dei portieri, gli aggregati della primavera, i tattici, i dirigenti, i massaggiatori, i fisioterapisti, i magazzinieri, ecc.? Perché questo compromesso che non ha alcun fondamento razionale? Perché non dire la verità e decidere che si gioca sempre, perché gli interessi in gioco sono troppo alti e chi li tutela li ritiene superiori al valore della salute?

Risposta: per fingere di aver rispettato le regole di prevenzione, considerate di fatto come la tesi politica di un partito, che il partito opposto impone di modificare secondo le proprie istanze ideologiche, così da raggiungere un compromesso di potere. Cosa ha a che fare questo con la protezione dei cittadini dal contagio? Nulla.

Dal marzo 2020 noi continuiamo a insistere sull’uso di mascherine a filtraggio virale (KN95 nei tipi FFP2, FFP4, ecc.) e, nonostante non siano mai state raccomandate ufficialmente come da noi richiesto, anche il più giovane e recente studente di microbiologia sa che avrebbero potuto salvare migliaia di vite nel nostro paese. Ora, dal mondo del calcio, si è levata la proposta di adozione obbligatoria di questo presidio preventivo negli stadi ma, come in altri casi simili, la si è lasciata cadere nel vuoto, perché qualcuno (il ministero, le società di calcio) teme che con l’obbligo si debba far carico di questa spesa per conto dei cittadini.

Già Ippocrate diceva che tutto l’edificio della scienza medica – come la stessa filosofia – si regge su un solo pilastro, ossia il buon senso, piantato solidamente e profondamente nella terra della realtà. Se al posto del buon senso si pone l’interesse economico camuffato da ragione politica, l’edificio crolla. [BM&L-Italia news, gennaio, 2022].

 

Notule

BM&L-22 gennaio 2022

www.brainmindlife.org

 

 

 

________________________________________________________________________________

 

La Società Nazionale di Neuroscienze BM&L-Italia, affiliata alla International Society of Neuroscience, è registrata presso l’Agenzia delle Entrate di Firenze, Ufficio Firenze 1, in data 16 gennaio 2003 con codice fiscale 94098840484, come organizzazione scientifica e culturale non-profit.

 

 

 

 

 

 

 



[1] I dati riferiti sono riportati dalle ASL e aggiornati al momento in cui è stata redatta la “notula”.